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La CPI chiede più soldi

La commissione parlamentare d'inchiesta  (CPI) - cinque persone - che indaga sullo scandalo degli appalti truccati nei Grigioni ha bisogno di più mezzi per svolgere il proprio lavoro. Per questo ha chiesto al Gran consiglio 350 mila franchi supplementari, che si aggiungono ai 600 mila già concessi dal legislativo nel giugno 2018.

A fine agosto, la spesa ammontava a 482'792 franchi, si legge nella proposta della CPI  inoltrata al parlamento. Secondo stime, i costi finali, ossia fino al termine dei lavori, dovrebbero attestarsi a 950 mila franchi.

Stando alla documentazione messa a disposizione dalla commissione, finora i suoi membri si sono incontrati in seduta 46 volte. Molte le persone interrogate, per un ammontare globale di 80 ore.

Un rapporto intermedio sulla vicenda degli appalti truccati verrà presentato in dicembre al parlamento. La commissione dovrà ancora verificare se membri dell'esecutivo e dell'amministrazione abbiano svolto correttamente il loro lavoro in merito all'attribuzione degli appalti.

Lo scorso 26 aprile la Commissione federale alla concorrenza (COMCO) ha inflitto una multa complessiva di 7,5 milioni di franchi a sette imprese di costruzione grigionesi, ree di aver manipolato per anni gli appalti nel campo del genio civile e dell'edilizia in Bassa Engadina, accordandosi sui prezzi. A detta della COMCO la
somma sottratta a enti pubblici e a imprese private supererebbe ampiamente i 100 milioni.

La COMCO aveva avviato il 30 ottobre 2012 un'inchiesta nei confronti di 17 imprese edili, della Società grigionese degli impresari-costruttori e di un numero non meglio precisato di studi d'ingegneria, procedendo anche a perquisizioni. Nel maggio 2013 ha esteso le inchieste ad altre 8 imprese e nell'autunno 2015 a ulteriori 21.

Il 28 giugno scorso, il Governo grigionese aveva reagito alla decisione della COMCO imponendo maggiore trasparenza alle oltre 40 imprese edili coinvolte nello scandalo. Per ogni appalto pubblico dovranno compilare una autodichiarazione supplementare affinché possa essere verificata la loro ammissibilità.

L'esecutivo retico aveva precisato che nella dichiarazione l'impresa dovrà fornire informazioni riguardo ai propri accordi conclusi nel quadro di appalti pubblici del Cantone e riguardo allo stato delle procedure della COMCO nelle quali è coinvolta.

Inoltre, le imprese edili che presentano un'offerta per un appalto pubblico devono dichiarare esplicitamente che dall'inizio delle inchieste dell'organo federale di vigilanza nell'ottobre 2012 non hanno più concluso alcuna intesa anticoncorrenziale. In caso di indicazioni scorrette le imprese edili offerenti rischiano ulteriori sanzioni.

Redazione 150
Keystone-ATS
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