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«Cavaglia», l’album di Violeta Vicci

27-04-2023

Violeta Vicci è una violinista talentuosa e una compositrice apprezzata a livello internazionale. Ha iniziato a suonare il violino all’età di quattro anni, ha studiato alla Royal Academic of Music, e negli ultimi anni ha collaborato con i più grandi e sensibili autori di musica contemporanea, da Thom Yorke dei Radiohead a Jonsi dei Sigur Ros, da Guy Garvey degli Elbow fino ai Fontaines DC, rock band seguitissma per la quale ha arrangiato gli archi di alcuni loro brani. Durante la pandemia ha proposto una serie di dirette streaming di esecuzioni musicali in mezzo alla natura.
Il 14 aprile è uscito ufficialmente l’album Cavaglia di Violeta Vicci, “lettera” d’amore e protezione nei confronti di un’area incantata. Qui trovate parte dell’intervista, uscita oggi 27 aprile sul settimanale cartaceo.

Perché hai scelto di realizzare un album dedicato a Cavaglia e dintorni?
Perché mi piace così tanto e sono ispirata dal suo paesaggio, dai diversi laghi, ghiacciai, dal viaggio della Ferrovia Retica, dall’aria fresca, dai boschi e dalla quiete. L’album è una lettera d’amore a quest’area e un modo per aumentare la consapevolezza di come il riscaldamento globale stia trasformando questa regione idilliaca. È una questione che richiede la nostra attenzione prima che sia troppo tardi.

Come si sviluppa l’album?
Cavaglia è un viaggio attraverso il paesaggio e attraverso i sentimenti e le emozioni ad esso legati. Inizia con Caralin, che si ispira a Lagh da Caralin, sotto il ghiacciaio Palü. È un lago che non c’era quando ero piccola, si è formato solo negli ultimi dieci anni con lo scioglimento del ghiacciaio e quindi porta con sé una certa malinconica bellezza.
Si prosegue con Ombra, ispirata al sentiero forestale che porta al Lagh da l’Ombra, con le ombre e la sobria maestosità dell’umile Val da Pila. Lacrymosa è il cuore dell’album; inizia come una voce fragile e si rafforza fino a trascendere in un’altra dimensione. Abstract Sky è quella sensazione di guardare fuori dal finestrino durante un viaggio in treno da sogno, in questo caso ispirato al tragitto della Ferrovia Retica da Poschiavo a Diavolezza. Ho registrato il suono del treno sui binari con un microfono e l’ho usato nella canzone.
Poi abbiamo Elegy to a Glacier - un Requiem al ghiacciaio del Palü e a tutti gli altri ghiacciai della regione. Diavolezza è una visione distopica del futuro di Cavaglia se non agiamo e non prendiamo maggiore consapevolezza del clima. La traccia finale Orbital è espansiva ed euforica, ispirata dalla sensazione di raggiungere una vetta ed essere tutt’uno con l’universo. Ogni brano ha un video cinematografico d’accompagnamento, e il 28 aprile lo pubblicherò come film su YouTube, in modo che le persone possano sentire come l’album ha preso vita ed essere completamente immerse nel paesaggio montano.
In anteprima sul nostro giornale online potete godere della musica di Cavaglia con le bellissime immagini del film che ritraggono Cavaglia, Diavolezza, Palü, il Lago Saoseo.

Grigione Giovanni Ruatti
Giovanni Ruatti
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