L’incredibile storia delle donne di Calanca
Maruska Federici-Schenardi ha presentato la mostra fotografica On Val de Fèmen realizzata presso l’Archivio Regionale di Calanca in collaborazione con Mario Bogana e con il contributo della pagina Facebook Dicono che la Calanca.
Anche i social media, se utilizzati con intelligenza, possono avere una valenza positiva. Lo dimostra la pagina Facebook dedicata alla Valle Calanca che, come si legge sulla home page, è stata «creata per TUTTI i Calanchini e simpatizzanti della nostra meravigliosa Valle! Un luogo d'incontro da condividere in serena armonia!».
L’iniziativa, a cura di Sergio Margna e seguita dalla sorella Sandra Margna con oltre 700 followers, ha avuto anche il pregio di permettere la pubblicazione, da parte di privati, di alcune bellissime fotografie d’epoca, messe in seguito a disposizione dell’Archivio Regionale di Calanca. Le fotografie sono state scaricate e vagliate dall’attenta direttrice che è stata coadiuvata nel lavoro dalle conoscenze storiche e anagrafiche sulla valle del signor Mario Bogana. Attraverso la collaborazione è stato possibile allestire una bellissima e istruttiva sequenza di immagini fotografiche che ritraggono, in particolare, la situazione di vita in passato delle donne della Calanca nel loro impegno quotidiano di madri, contadine, amministratrici di beni, commercianti, allevatrici, etc..
Gli uomini erano spesso assenti in seguito al fenomeno dell’emigrazione periodica che li portava a lavorare lontano da casa in qualità di artigiani, vetrai, imbianchini e già dal ‘500 come raggiaioli. Chi restava a casa doveva caricarsi di tutti gli altri compiti legati alla gestione della famiglia e dei beni: tra le fotografie esposte presso la sede dell’Archivio di Cauco, si possono osservare immagini di donne che trasportano gambacc dalle dimensioni davvero impressionanti. Alcune di loro trasportano il carico camminando sulla neve e sferruzzano contemporaneamente. Per quanto i loro visi siano chiaramente segnati dalla fatica, in molti casi non può passare inosservata l’espressione serena che li caratterizza. Queste donne, di cui Mario Bogana ha un ricordo ancora vivo, in particolare pensando alla propria nonna contadina, avevano l’abitudine di lavorare giornalmente per 18 e più ore, adattandosi alle diverse mansioni con estrema naturalezza. Non c’era alternativa e sembrava «normale» vivere faticando. Bellissima e significative, tra le altre, l’immagine della donna con il gambacc sulle spalle, dal quale fa capolino il bambino di cui si deve prendere cura, accomodato sul fieno. Qualcuno ha commentato la fotografia definendola simpaticamente un «asilo nido itinerante». Gli sparuti uomini che appaiono ritratti durante il lavoro, portano una bastina e si fanno ritrarre in posa vicino alle donne cariche di maestosi volumi di legna e fieno. Un mondo che ha qualcosa di incredibile per chi non ha potuto verificare di persona la sua esistenza: una realtà sorretta, in tutti i sensi, dalla donna che ha reso vitale e fruttuosa l’intera Valle.
Il materiale raccolto è stato esposto nella sala dell’Archivio con estrema semplicità e senza barriere (vetrine, cornici, teche o altro) per favorire il contatto puro e diretto dello spettatore con il documento storico. Un libro è stato predisposto all’interno della sala perché sia possibile lasciare informazioni, appunti o osservazioni da parte del pubblico sui contenuti delle immagini e gli eventuali dati anagrafici delle persone ritratte, non sempre individuate con certezza. I documenti verranno in seguito raccolti ed andranno ad arricchire le testimonianze storiche sulla valle presenti nell’Archivio. Per il momento è stato allestito un elenco numerato delle fotografie esposte commentate una ad una.
Con questa seconda esposizione fotografica annuale, che ha fatto seguito a quella sul tema delle catastrofi dello scorso anno, l’Archivio Regionale di Calanca ha confermato il suo impegno nel rendere viva la testimonianza della storia anche attraverso le immagini: l’esposizione rimarrà visibile fino al 31 ottobre.
Presente presso l’Archivio anche il catalogo della mostra realizzata dall’ente in collaborazione con il Museo Moesano e l’Archivio a Marca di Mesocco nel 2014 «L’occhio dell’ingegnere. Fotografie del Moesano 1918-1940»: una raccolta importante curata da Giorgio Tognola, delle fotografie scattate dall’ingegnere forestale Oskar Good dal 1911 al 1945 nei suoi incontri con la gente del Moesano e con la loro realtà economica e culturale. Tra le cinquanta fotografie riprodotte dal catalogo non potevano mancare le attrici principali della vita di valle e ritroviamo, quindi, giovani falciatrici, donne che filano, altre che battono la falce fienaia e altre che trasportano i loro carichi quotidiani. Un’opera editoriale per ricordare e trasmettere alle generazioni future i volti di chi ha reso vivibili le nostre valli.