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Sguardi sul futuro: "Quo Vadis Bregaglia?"

“Quo Vadis Bregaglia?" è il titolo dell’intervento di Renato Maurizio dedicato ad alcuni progetti che riguardano la Bregaglia. L’analisi di Maurizio - incentrata sul progetto di riqualificazione di Bondo, sul parcheggio di Soglio, sul Centro Giacometti di Stampa, sulla rinaturalizzazione del lago di Sils nella zona del Maloja Palace e sulla strada tra Maloja e Sils.

Durante questi giorni di isolamento per Covid-19, ho avuto modo di riflettere sui numerosi progetti che riguardano la Bregaglia, nell’ottica di previsioni di sviluppo che possano rendere il luogo più attrattivo. 

A gennaio scorso inoltrai al Municipio una petizione per l’approvazione del progetto di rifacimento degli argini dei fiumi Bondasca e Maira nonché dei nuovi impianti per il traffico e per il progetto del parcheggio Soglio. Le attenzioni rivolte verso tali progetti furono argomentate dallo scrivente con osservazioni e spunti di riflessione, a cui seguì da parte del Municipio una “risposta senza alcuna risposta”, ovvero una risposta priva di esito. 

 

1. Progetto Bondo

Circa trent’anni fa, lungo la strada cantonale, fu realizzata la circonvallazione di Promontogno/Spino. Un intervento funzionale sotto il profilo tecnico/urbanistico ma non ottimale dal punto di vista della sostenibilità ambientale, in quanto prevedeva di incanalare il fiume Maira tra la strada e l’argine verso Spino ma, di fatto, senza tener conto di una serie di considerazioni preliminari di natura orografica corroborate da una lettura attenta delle carte storiche territoriali.

Nell’ambito degli interventi fluviali è ormai prassi condivisa la rinaturalizzazione del corso naturale dei fiumi. Il tema dell’ingegneria naturalistica è ormai diventata letteratura scientifica di riferimento per interventi del genere. Tale approccio progettuale è stato adottato a più riprese durante gli interventi di rinaturalizzazione che si sono susseguiti nel nostro Cantone. Ultimo, in ordine di tempo, il progetto presso La Punt dove si ha per obiettivo il restituire al fiume il suo corso naturale spostando la strada a monte lungo l’antica arteria di comunicazione tra Bever e La Punt (Engadiner Post del 25/04/2020).

Il progetto attuale relativo a Bondo/Spino, condiviso da una giuria di esperti ed approvato dal Municipio, prevede di lasciare inalterato il vecchio tracciato della strada cantonale ma – sopraelevandolo, rispetto alla quota attuale, di oltre tre metri. Da un punto di vista paesaggistico ed ambientale tale soluzione risulta assai peggiorativa poiché si configura un vero e proprio viadotto che sfregia l’orografia naturale della valle, disponendosi ad una quota altimetrica tale da raggiungere addirittura il  piano terra della casa Bricalli. 

La proposta si configura come una vera e propria barriera visiva che separa il fondo valle tra i villaggi di Bondo e Spino. Anche da un punto di vista acustico le ricadute sul paese diventano insostenibili per cui risulta molto strano continuare a perseverare negli stessi errori. Rimando ad una problematica analoga che è stata riscontrata a Celerina e dove oggi si sta cercando di porvi rimedio con l’istallazione di barriere antirumore alte due metri, sviluppandosi lungo un percorso di circa 750 m. Un esito analogo per la nostra valle sarebbe a dir poco scellerato.

Abbiamo già assistito ad interventi effettuati sul nostro territorio con “estrema leggerezza”. Cito ad esempio il sito scelto come deposito di materiale franoso, in fondo alla “Caltüra da Bond”, davanti a un gruppo di stalle.Tale soluzione risulta pienamente inappropriata, in quanto l’orientamento ottimale delle stalle è verso il fondo valle. Di conseguenza si dovrebbero ruotare le stalle verso il paese di Bondo

Dunque è lecito chiedersi se non sia più corretto mantenere il vecchio tracciato, ed intervenire con un rifacimento degli argini lungo la strada vecchia tra Promontogno e Spino, lasciando la quota inalterata. Una metodologia di intervento questa che comporterebbe oltretutto un notevole vantaggio economico. Nell’ipotesi che dovesse presentarsi una nuova emergenza, basterebbe chiudere al traffico l’attuale tracciato per dirottarlo lungo la strada storica che attraversa Promontogno

Analoga operazione è stata effettuata per il nuovo tracciato “Crotti-Bondo”. E’ stato negato il vecchio tracciato principale – il corso storico del paese, per realizzare una nuova arteria di collegamento tra le due località.

 

2. Parcheggio Soglio

Per volere dei cittadini dell’ex Comune di Soglio, nel 2010 fu pubblicato un bando di concorso per il progetto del nuovo autosilo.

La giuria di esperti scelse il progetto “Riflesso di torre” quale vincitore della competizione. Da allora sono trascorsi ben nove anni durante i quali, sia il progetto e sia i compensi per l’attività di progettazione, non sono stati ancora presentati in assemblea comunale. Cito questa vicenda per porre un momento di riflessione: per piccoli interventi pubblici, la presentazione alla cittadinanza viene effettuata in modo esemplare – com’è giusto che sia, ma è lecito chiedersi come mai per progetti pubblici di rilevante complessità non si rende partecipe la cittadinanza di tutte le fasi della procedura e dell’erogazione di spese anche abbastanza cospicue. Il cittadino dovrebbe essere informato sulle reali necessità e sugli studi di fattibilità di queste opere, allo scopo di rendersi partecipe di un processo di condivisione anche per eventuali criticità che il progetto di un’ opera complessa porta inevitabilmente con sé.

Vale la pena ricordare che per un concorso di progettazione, la giuria di esperti,  tra gli elaborati presentati, raccomanda al banditore  quello che ritiene il più adeguato allo scopo, a partire dalle indicazioni fissate dal bando di gara. E il Comune, a sua volta, ratifica la scelta effettuata dalla giuria. La cittadinanza però, dovrebbe essere sempre al centro di questo processo, ed essere informata su tutte le fasi, allo scopo di poter condividere o meno le scelte che si stanno compiendo per la trasformazione del territorio. Non bisogna mai dimenticare la visione critica dei cittadini, i quali sono e restano i diretti fruitori di ogni scelta pubblica che ricade sul territorio.

 

3. Progetto Centro Giacometti a Stampa

 Il 28.01.2020 apparve sull’ “Engadiner Post” un articolo che riguardava l’idea di riconvertire le vecchie stalle in Centro culturale alla memoria dei Giacometti. Un Grande plauso all’iniziativa, in onore alla levatura artistica e alla tensione espressiva dei Giacometti che è andata ben oltre i nostri confini artistici. Una prima considerazione si pone riguardo all’idea di riconvertire le stalle per edificare un tempio culturale. Un sito troppo modesto per chi conosce il lavoro artistico dei Giacometti. La loro opera non ha alcuna relazione sostanziale con i ricoveri rurali degli animali. L’importanza che riveste la realizzazione di un luogo di memoria, merita tutt’altro approfondimento. Da non dimenticare anche l’architetto Bruno Giacometti. Sottovalutato dalla critica nazionale ma a mio parere un attento professionista, vero, capace di interpretare il linguaggio dell’architettura moderna per includerlo nella realtà locale. Un architetto inclusivo, abile nell’istaurare un continuo dialogo tra le sue costruzioni ed il paesaggio. Basta volgere lo sguardo alle sue opere realizzate in valle per accorgersi di questa sua intensa capacità, del suo “Genius loci”. Cito a titolo di esempio l’edificio scolastico di Stampa, un fabbricato da lui progettato e che sarebbe il luogo ideale per riconvertirlo in Centro culturale – di certo più pertinente ad accogliere la nuova funzione. Tale operazione potrebbe, di conseguenza, rilanciare l’idea di centralizzare l’insegnamento didattico dell’intera valle a Vicosoprano.

Queste considerazioni potrebbero essere ulteriormente argomentate intorno a tavoli di incontro tra il Municipio e la fondazione Centro Giacometti e la Ciäsa Granda. Del resto lo stesso Marco Giacometti, Presidente della Fondazione, menzionava nel “Südostschweiz” del  14.03.2018: “[…]  Die Stiftung Centro Giacometti scheitert am Unwillen der Gemeinde Bregaglia… als die Gemeinde nicht die Rolle als Organisationsplattform für solch wichtige Projekte wahrnimmt […]”. Un pò di buonsenso e la voglia di confrontarsi per una collaborazione fattiva su temi d’interesse comune, potrebbe rivelarsi come il giusto approccio, il punto di equilibrio capace di offrire un contributo concreto al destino della valle.

 

4. Zona Maloja Palace/ rinaturalizzazione lago Sils

Dicembre 2017. In occasione della revisione parziale della pianificazione del Maloja Palace, mi interessai alla questione inoltrando osservazioni e proposte in merito. Il mio contributo, ad oggi, attende ancora una risposta.

In data 07.04.2020, sull’ “Engadiner Post” è stata pubblicata una proposta di rinaturalizzazione della riva del lago di Sils. Un’iniziativa senza dubbio molto interessante che pone al centro della questione il valore paesaggistico e della biodiversità, con la lodevole intenzione di potenziare la capacità turistica del sito di Maloja. A mio parere, la visione suggerita resta però incompleta. L’approccio deve essere ripensato su una scala più ampia, che sia innanzitutto inclusivo rispetto al paesaggio. L’Hotel Palace è purtroppo parte integrante del paesaggio di Maloja. Ma non il viceversa. Il punto d’immissione del fiume Inno nel lago di Sils riveste importanza strategica per Maloja, anche da un punto di vista turistico. L’area compresa tra l’Hotel Palace e il lago dovrebbe essere organizzata in funzione dell’importanza sportiva che attualmente riveste, per le attività di maratona e dello sci di fondo. Il progetto di quest’area dovrebbe includere non solo l’associazione “Pro Lej da Segl” ma coinvolgere tutte le parti interessate, quali l’Autorità amministrativa del Comune della Bregaglia e lo stesso proprietario dell’Hotel Palace. Per quest’ultimo, un coinvolgimento risulta indispensabile in quanto si sta procedendo ad una revisione parziale della pianificazione dell’area.

I progetti di rivitalizzazione proposti dall’associazione “Pro Lej da Segl”, seppur carichi di buone intenzioni, restano incompleti sotto il profilo di pianificazione territoriale. Bisognerebbe ripartire dalla “Maximalvariante” presentata circa vent’anni fa da Sebastian Schmid, all’epoca giovane studente di 

 biologia. Riformulando tale intuizione e programmando la realizzazione di nuove infrastrutture a servizio dell’area: un parcheggio sotterraneo, un edificio di accoglienza degli sportivi con aree dedicate alla biodiversità e il rifacimento della strada che conduce alla località Isola, lungo il tratto dove ora sorge l’impianto di depurazione in fase di prossima dismissione. In previsione di liberare l’intera area, sarà possibile restituire alla stessa, la sua vocazione naturale con il risultato di ottimizzare il complesso ricettivo dell’Hotel Palace a vantaggio della vocazione turistica di Maloja.

Sulle sponde del Lunghin, dove attualmente è ubicato il parcheggio sulla strada “Cadlägh”, sarebbe auspicabile realizzare un sottopasso per i pedoni che intendono recarsi verso Isola o raggiungere il camping. Tale soluzione a beneficio della sicurezza di attraversamento della strada cantonale, requisito questo non certo trascurabile. 

5. Strada Maloja-Sils

Lo scorso autunno, il Consigliere di Stato, sig. M. Cavigelli, informò i cittadini circa gli esiti dello studio intrapreso sulla sicurezza urbana per il tratto di strada cantonale Maloja-Sils.

A mia memoria, ed abito a Maloja da oltre quarant’anni, questo tracciato stradale è sempre stato oggetto di numerosi dibattiti. In particolar modo durante la sua fruizione nei periodi invernali. 

L’idea, in fase di elaborazione e descritta dal Consigliere Cavigelli, riguarderebbe la realizzazione di una galleria poco dopo Plan da Lej a Sils dal costo presunto di circa 200 M di CHF. Una proposta che ha entusiasmato non poco i rappresentanti della politica regionale. Il progetto ha però non pochi punti di criticità. A partire dai tempi lunghissimi di realizzazione dell’opera (tempi stimati in circa 20/30 anni), alla messa in esercizio della galleria e che comunque non risolverà il problema della sicurezza. Infatti, l’eventuale chiusura della strada nei periodi invernali durante le grandi nevicate improvvise e piuttosto frequenti nella zona, renderebbe di fatto non percorribile il tratto di strada da Plan da Lej a inizio galleria, con la conseguente inutilizzabilità dell’opera in questi periodi. Problema a quanto pare sottostimato.

Ne consegue l’assoluta inefficacia dell’opera. Ad uno studio parametrico più attento in termini di rapporti costi/benefici, si potrà facilmente dedurre l’inutilità dell’opera proposta. Il progetto della galleria non ha alcun requisito di necessità e si corre il rischio di caratterizzare il nostro paesaggio alpino operando in modo analogo alla produzione del “formaggio Emmentaler”. La percorrenza in galleria lungo quel tratto, priverebbe inoltre i visitatori di godere di uno scenario naturale unico, di indescrivibile bellezza. Dovremmo essere i custodi delle nostre alpi, per noi che amiamo vivere in questi luoghi. Dovremmo imparare a rispettare le montagne e seguire con attenzione le continue mutazioni che si stanno verificando negli ultimi anni con sempre più preoccupante frequenza. Auspico maggiore tutela del nostro patrimonio naturale da parte dei politici, piuttosto che incentivare questo delirio di voler perforare le montagne comunque e dovunque spesso senza una logica condivisa. 

In questa sede mi permetto di suggerire una linea di pensiero che si potrebbe perseguire, che possa coniugare la fattibilità adeguata al contesto alpino ai costi molto più contenuti di realizzazione. Basterebbe volgere lo sguardo ai nostri antenati recuperando la loro sapiente conoscenza nella esecuzione in alta montagna di manufatti di contenimento col metodo dei muri a secco, dichiarati oggi patrimonio dell’UNESCO. Ma non bastano i riconoscimenti, poiché è facile smarrire il portato di questi insegnamenti. Invito ad approfondire in che modo i nostri predecessori hanno affrontato e risolto il tema dei muri sopra Casaccia sul versante del Salacina. In questa direzione, con questo spirito, la salvaguardia del paesaggio alpino può e deve essere affrontato. Integrare, non nascondere. Dove la sincerità vernacolare incontra la correttezza di un intervento. Dove le caratteristiche culturali locali si integrano con le esigenze di quel territorio naturale che noi tutti, qui in zona, chiamiamo paesaggio Alpino. 

 

 

Redazione 150
Renato Maurizio, Maloja
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