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Ci ha lasciati Piero Del Bondio

Si è spento all’ospedale di Spino l’artista Piero del Bondio. Piero Del Bondio nasce nel 1947, secondogenito di Martin Del Bondio ed Elena Giacometti. Passa la sua infanzia a Borgonovo con la famiglia; al termine della scuola dell’obbligo, frequenta la scuola per intagliatori di Brienz, seguendo le orme del padre falegname, tuttavia, sceglie poi di entrare alla Scuola d’arte di Lucerna. Nel 1969, dopo aver terminato la scuola, si reca Parigi per frequentare l’Académie des Beaux-Arts: qui avrà come insegnante lo scultore simbolista Étienne Martin, che oltre all’arte fa conoscere a Del Bondio le culture orientali; culture che influenzeranno la vita e l’opera dell’artista bregagliotto. Dopo il periodo parigino l’artista si trasferisce in Provenza, dove si dedica soprattutto alla scultura. Nel 1975 intaglia tutti i personaggi del racconto Il Piccolo Principe per dargli poi vita in uno spettacolo teatrale, che diventerà una delle sue opere principali, che porterà in scena innumerevoli volte. Il motivo principale del suo intagliare marionette è quello di creare opere che si possono animare: sculture che vivono le definisce. Questa necessità di approfondire il movimento e lo spazio lo porta nel 1985 alla prima di diverse performance in cui l’artista utilizza il proprio corpo per veicolare la propria arte. Nell’opera di Piero Del Bondio sono diversi i gruppi di lavoro nei quali la fisicità viene ad esprimersi: disegni, sculture, marionette, performance. Dopo i suoi soggiorni in Francia e in Italia nel 1981 torna a vivere a Borgonovo, da cui partirà spesso, per fare sempre ritorno. Con la Bregaglia Del Bondio ha un rapporto conflittuale, ne ama i boschi in cui passa lunghi periodi di contemplazione ma non sopporta le lunghe giornate invernali all’ombra delle montagne. La sua arte come la sua vita sono state una ricerca dell’essenziale che non è mai nella stasi ma nel movimento che è osservabile in modo esplicito nella natura; natura che mette in luce l’essere effimero della forma e dunque la fragilità a cui la vita è soggetta.

Renato Tomassini
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